"Poesie inedite" di Renato Minore  con un Commento di Giorgio Linguaglossa

 

Renato Minore (Chieti, 7 settembre 1944), risiede da oltre trent’anni a Roma. Si è laureato in lettere moderne con Natalino Sapegno e si è specializzato in filoologia moderna. Giornalista professionista dal 1971 presso i servizi giornalistici della RAI, attualmente è il critico letterario de "Il Messaggero". Ha insegnato Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa all’Università di Roma.

Come narratore ha pubblicato i romanzi Rimbaud (Mondadori), Il dominio del cuore (Mondadori), Leopardi, l’infanzia le città gli amori (Bompiani). Come poeta ha pubblicato La piuma e la biglia (Almanacco Lo specchio Mondadori), Non ne so più di prima (Edizione del Leone) Le bugie dei poeti (Scheiwiller), Nella notte impenetrabile (Passigli), I profitti del cuore (Scheiwiller). I suoi libri sono stati tradotti in più lingue. Ha scritto per settimanali come "Il Mondo", quotidiani come "la Repubblica", riviste culturali come "Paragone".

La sua attività critica è raccolta nei volumi: Giovanni Boine (La Nuova Italia, 1975), Intellettuali mass media società (Bulzoni 1976), Il gioco delle ombre (Sugarco 1986), Dopo Montale Incontri con i poeti italiani (Zerintya 1993), Poeti al telefono (Cosmopoli 1994), Amarcord Fellini (Cosmopoli, 1995), I moralismi del Novecento (Poligrafico dello Stato 1997) e le serie: Sul telefonino: Il tam tam del terzo millennio (Cosmopoli 1996), Il mondo mobile (Cosmopoli 1997), La piazza universale (1998). Sul divismo: Fragili e immortali, Il divismo all’origine (Cosmopoli 1997), Lo schermo impuro: Il divismo tra cinema e società (Cosmopoli 1998), Il pianeta delle illusioni: Il divismo negli anni Sessanta (Cosmopoli 1999) Eroi virtuali: Il divismo Campiello, l’Estense, il Buzzati, il Flaiano, il Capri, il Città di Modena per la critica.

alle soglie del duemila (Cosmopoli 1999). Sulla comunicazione: Futuro virtuale (Cosmopoli 1995), Rotte virtuali (Cosmopoli 1996), Rotte convergenti (1997), "L'italiano degli altri"(Newton Compton 2010). 

 

Commento di Giorgio Linguaglossa

 

Non esistere

sarà forse impossibile.

Nel multiuniverso-patchwork

 

Mi sembra che questi versi siano il migliore introibo alla poesia di Renato Minore. Una poesia in «minore», che procede, in sordina, per toglimenti e sottrazioni, alla ricerca di uno statuto minimale del linguaggio che lo faccia friggere e sfrigolare nelle immagini, nel verso breve e nel respiro sincopato, claudicante. «Nel multiuniverso-patchwork» di Renato Minore forse è possibile utilizzare soltanto parole-patchwork, parole immondezzaio, parole-toppe, parole strappate dal loro significato, parole senza-fondo, o che vanno a fondo, alla deriva di un mare aperto. Nel mondo della disseminazione forse è possibile per un poeta odierno soltanto la forma-disseminata, abitare questa disseminazione, questa deriva delle parole-patchwork immerse nella instabilità permanente.

Il linguaggio e le sue immagini sono ridotte alla traccia, alla «forma del bianco che resta sulla carta», al pari di una impronta… lasciata sulla carta con un inchiostro simpatico. Un linguaggio di «impronte», dunque, invisibili, disperse nel bosco frondoso del linguaggio, un linguaggio poetico di sentieri dispersi nel bosco:

 

La cometa ha la forma

del bianco che resta sulla carta

 

C’è come un’angoscia ridotta allo stato gassoso in questo impiego del linguaggio, c’è la consapevolezza della cripticità del linguaggio poetico odierno a narrare qualsiasi rappresentazione prospettivistica, ma c’è anche la determinazione ad erigere un’ultima barriera, un’ultima trincea di resistenza dietro queste parole-impronte apparentemente disarmate ad opporsi alla marea montante del «vuoto» (non è un caso che questa mini raccolta termini proprio con la parola «vuoto»). Forse non ‘è neanche «resistenza» quanto consapevolezza del senso del «limite» di ogni operazione umana che non si attenga allo statuto della superficie, di ogni operazione poetica situata oltre il limite della «impronta» della «parola patchwork»:

 

Il tempo ha tanta vita,

la vita ha poco tempo.

 

La forma gnomica e aforistica di certe nervature collide con l’andante con brio che forma la spina dorsale di queste composizioni, come a sgambettare in ogni momento il discorso, qualsiasi discorso che assuma o voglia assumere un aspetto di serietà forzosa o di seriosità imposta, qualsiasi tono assertorio. È la legge della «leggerezza», forse troppo equivocata e incompresa, quella che muove il linguaggio poetico di Renato Minore, da non confondersi con la leggerezza imposta dalle condizioni del mercato editoriale della poesia; qui è in conto una ben diversa leggerezza, quella della drammatica condizione dell'uomo moderno.

 

*

 

Quel tuo laborioso affannarsi
sulla stagnola del lago e del fiumetto
che sudava acqua, ma davvero,
portento d’una tecnologia essenziale
nel gesso della pecorella e sul
cartone crespato della collina
con angeli intermittenti,
faville stuccate nel soave frattale
della loro metamorfosi,
era meraviglia,
allegria che vela la tristezza
in un silenzio di molte cose quiete.

 

 

 

DIALOGHETTO DI NATALE

 

 1

 

Che le parole possano

ancora  abitare nel tenue lume 

di perla e turchese…

Coprano  arbusti  e ciocchi di faggio,

pronte all’uso  di chi  ne fa poltiglia

e le svende, le svende, le svende…

Siano  solo la buccia e la foglia

nel Natale,

il frutto attorno a cui  scivola ogni cosa…

 

 

2

 

Ma per essere colpevoli di ciò che facciamo

dobbiamo essere colpevoli di ciò che siamo?

 

Come piccole bolle formate 

al momento dell’incontro,

e poi svanite, viviamo in spazi 

evanescenti nella  paura 

di non aver tempo per tutto, 

non sappiamo che aver tempo 

significa non aver tempo per tutto? 

 

 

3

 

Ogni candela è una stella 

In cima l’angelo  di Wenders

precipita 

credendo di volare,

Nello stesso prato

il bue cerca l’erba

il cane vuole  la lepre,

la cicogna fiuta il ramarro.

 

Siamo le carte

di un castello perfetto,

ognuna è un crollo, 

il  cedimento.

 

Una debolezza 

si appoggia  ad altre,. 

il  corto respiro  entra 

nel soffio universale

 

 

4

 

La cometa ha la forma

del bianco che resta sulla carta,  

non di queste lettere di calendula 

che pianto come chiodi 

 

E le dieci candele d’una stella

illuminano il foro senza fondo

della grotta mai colmato 

da ciò che  solo è  iridescenza. .

 

Il tempo ha tanta vita,

la vita ha poco tempo.

Ma non  c’è  vento benevolo 

per il   marinaio  che non sa dove andare.

 

Quando il cuore può parlare

non occorre prepararsi .

Interroga, oh se  interroga!, 

non arriva  a comprendere. 

 

 

l

 

Non esistere 

sarà forse impossibile.

Nel multiuniverso-patchwork,

 a pochi  millimetri

dal nostro presepe, 

un altro lo replica

con lane di pastori, 

scintillio di stagnola,

verde muschiato, 

neniette a ricarica.

La luce batte e rimbalza 

 

come in gabbia.

Mai lo vedremo, 

mai sapremo  

se ancora nella santa notte 

le streghe alzino la selce 

per fare malie

se chi nasce vince

l'esitare del vuoto.