ILARIA GASPARI “L’etica dell’acquario” È tornato il Romanzo esistenziale (Voland, 2015 pp. 191 € 15) Commento di Giorgio Linguaglossa

 

Giorgio Linguaglossa
Brigitte Bardot foto anni sessanta

 

Commento di Giorgio Linguaglossa

 

Brillante romanzo d’esordio di Ilaria Gaspari di anni 28. Un «romanzo noir» è stato definito, ma io preferirei chiamarlo romanzo esistenziale, perché ci parla di quattro esistenze di quattro ex studenti della Normale di Pisa che si sono persi di vista e si ritrovano insieme dopo dieci anni per via di un misterioso omicidio suicidio di Virginia una ex studentessa della Normale. La narrazione assume i toni cupi e lirici del noir e della struttura del giallo ed è incentrata dal punto di vista della protagonista, che è inquisita dalla polizia per istigazione al suicidio della sua ex compagna di studi. La vicenda narrata avviene dopo dieci anni di interruzione, durante i quali ciascuno dei personaggi ex studenti della Normale di Pisa ha percorso un proprio tragitto esistenziale. Ecco come Virginia, la ex compagna di studi della protagonista, morta forse per istigazione al suicidio, viene presentata dall’autrice del romanzo:

«Una sera – eravamo arrivati da un paio di giorni – mi si presenta questa ragazza. Alta, più alta di me, una stangona. Aveva mani grandi e una mascella volitiva. Non capivo se il camicione squadrato che indossava fosse più simile a un saio o a qualche genere di indumento sportivo, qualcosa di adatto a governare una barca a vela. Avvolta in quei metri di tela color crema, in piedi sulla soglia della porta mi sembrava una vestale; aveva un profilo aquilino e capelli lunghi, lunghissimi, lisci e lucenti. Era una di quelle bionde che hanno biondo anche il sorriso: denti sorprendentemente piccoli e aguzzi, pallidi, più bianchi, piantati nel rosa violento delle gengive in un sorriso fisso. Bei capelli, pensai, ma che paura. Si muoveva con una circospezione da sentinella e quando ti parlava ti fissava dritto negli occhi e non ti mollava un attimo. Continuava a sorridere, fra i denti pallidi non sembrava nemmeno che passasse l’aria.

“Ciao, non ci siamo ancora presentate. Sono Virginia, la tua vicina di stanza. Sai, sono arrivata solo oggi, ero a Stromboli.”»

 

Giorgio Linguaglossa
Ilaria Gaspari

 

Un romanzo dalla struttura leggera ma di rapidissima intensità, costruito sugli strati della memoria e dei flash back, senza alcun rispetto per l’ordine cronologico degli eventi, ma con riguardo all’ordine psicologico della contemporaneità degli eventi. La forma del romanzo acquista così in rapidità e in densità. Il romanzo moderno ha ormai dismesso l’ordine razionale degli eventi per un ordine psicologico esistenziale, là dove si aprono voragini e abissi e vertigini. È un romanzo ricco di vertigini. È incredibile quanta porzione di inautenticità possa abitare le vite di questi quattro personaggi, più il quinto morto per istigazione al suicidio, un suicidio che sarebbe avvenuto per il comportamento repulsivo e omissivo della protagonista che racconta, o che altro? È qui il punto: a quale profondità di inautenticità sono immersi i giovani personaggi del romanzo per orchestrare, ad insaputa della protagonista, il suicidio telecomandato?

«Insomma, mi resi conto che avevo smesso di sorridere, mentre l’ispettore aspettava, con la sua matita appiccicaticcia sospesa a mezz’aria. Com’era teatrale, masticava pure la gomma per darsi un tono. Mi accorsi, allora, che iniziavo ad annaspare. era tanto tempo che non mi capitava di sentirmi il respiro affogare in gola, e avevo quasi dimenticato quella sensazione. Con la coda dell’occhio, vedevo Marcello scambiare occhiate inquiete con Cecilia; sapevo che avevano capito cosa mi stava succedendo e mi sentii rinfrancata. C’era il sole, quel pulviscolo dell’inverno, era sempre mattina e non poteva succedere niente di irreparabile».

La abilità della scrittrice è quella di mostrare in ogni pagina i giovani personaggi in bilico, sospesi sulla durezza del destino (quella che l’ispettore di polizia chiama «la verità dei fatti»), in balia degli eventi che accadono senza che nessuno li abbia previsti e voluti, eventi irreparabili.

 

Giorgio Linguaglossa

 

«La verità dei fatti. Come le sarebbe piaciuta quell’espressione. lei adorava i luoghi comuni, ma quelli spogli; più erano squallidi, più le piacevano. Adorava l’esattezza, i numeri, tutto quello che a me ricordava la morte. Sarebbe stata capace, pensavo, di escogitare questa ridicola uscita di scena, ridicola e seccante, e stupidamente melodrammatica, solo per esser sicura che un poliziotto potesse spremersi le meningi (ecco un’altra espressione che le sarebbe piaciuta) per cercare di stabilire la verità dei fatti. La mia serenità iniziava a vacillare, nella mattinata sonnolenta non passava una sola auto sul Lungarno; almeno, io non sentivo nessun rumore da fuori. Ma mentre pensavo alla sua ostinata premeditazione, e sentivo un gran fastidio, un senso di rispetto per quella situazione, capii finalmente qual era il punto. La verità nuda e cruda, la verità dei fatti; solo che la sua versione dei fatti non coincideva per niente con la mia. Ero io, che avevo cercato di dimenticare tutto, che ero scappata senza voltarmi indietro e mi ero inventata una vita che non volevo pur di non dover più pensare a lei e a tutto quello che me la ricordava, ero io la sua colpevole. e se lei era la mia, erano solo affari miei».

 

Giorgio Linguaglossa
Ilaria Gaspari

 

Direi che il romanzo di Ilaria Gaspari è interessante perché scritto e concepito come un romanzo ibrido, il tipico romanzo che ha digerito il cambio di paradigma del romanzo di oggi. Probabilmente, oggi è possibile scrivere romanzi esistenziali soltanto in questa forma, in una struttura narrativa che abbia inglobato la forma del noir e quella del giallo. Una forma che richiede una scrittura rapida e un architrave leggero. Il cambiamento del paradigma sorregge il racconto che si snoda secondo un fattore Tempo non cronometrico, un aspetto questo che da alla struttura narrativa freschezza e vitalità, oltre che intensità.

Possiamo dire che con quell’epoca che va da L’opera aperta di Umberto Eco (1962) a Versetti satanici di Salman Rushdie (1988), si è concluso il Post-moderno e siamo entrati in una nuova dimensione. Nel romanzo di Rushdie il fittizio, il fantastico, il mitico, il reale diventano un tutt’uno, diventano lo spazio della narrazione dove non ci sono separazioni ma fluidità. Il «nuovo romanzo» prende tutto da tutto. Analogamente, oserei dire che con la poesia di Tomas Tranströmer finisce l’epoca di una poesia lineare (lessematica e fonematica) ed  inizia una poesia topologica, non lineare ma prismatica, che integra il Fattore Tempo (da intendere nel senso delle moderne teorie matematiche topologiche secondo le quali il quadrato e il cerchio sono perfettamente compatibili e scambiabili) ed il Fattore Spazio. In una parola della Irène Nemirovsky: la «molteplicità». Chi non si è accorto di questo dato di fatto, continuerà a scrivere romanzi tradizionali, del tutto rispettabili, o poesie tradizionali (basate ancora su un concetto di reale e di finzione separati), ovviamente anch’esse rispettabili; ma si tratta di opere di letteratura che non hanno l’acuta percezione, la consapevolezza che siamo entrati in un nuovo “dominio” (per dirla con un termine nuovo).

 

Giorgio Linguaglossa
Ilaria Gaspari

 

Ed ecco un pensiero di Irene Nemirovky contenuto nel romanzo Suite francese:

«”Te l’ho sempre detto, non dai abbastanza peso alle comparse. Un romanzo deve somigliare a una via piena di sconosciuti, attraversata da non più di due o tre creature che conosciamo a fondo. Prendi altri, come Proust, hanno saputo utilizzare le comparse. Se ne servono per umiliare, per sminuire i personaggi principali. Niente di più salutare, in un romanzo, di questa lezione di umiltà data ai protagonisti. pensa, in “Guerra e pace”, alle contadinelle che attraversano la strada ridendo davanti alla carrozza del principe André e che lo vedono per prima cosa mentre lui parla con loro, alle loro orecchie, e, allo stesso tempo, la visione del lettore si eleva, non c’è più un volto solo, un’anima sola. Egli scopre la molteplicità delle forme. Aspetta, ti leggo il passo, è notevole. Accendi,” le disse, dato che era scesa la notte».